La noiosissima Sessione Zero nei GDR
Perché dovrebbe fregartene qualcosa della Sessione Zero? Se non vuoi vedere saltare il tuo tavolo da gioco per l'ennesima volta allora questo è l'articolo che fa per te.
Chi ha inventato la Sessione Zero?
In un periodo di tempo molto “specifico” che va dall’estinzione dei dinosauri alla diffusioni dei social network, il gioco ha rappresentato un momento di svago per noi esseri umani. Giocare ci permetteva di staccare dal nostro quotidiano facendoci viaggiare con la mente, riposare, sfogare e annoiare per poi tornare ad essere di nuovo dei membri attivi della società. Poi un giorno all’improvviso la Dimensione del Gioco venne invasa da una nuova specie: gli Adulti. Prima del loro arrivo la Dimensione del Gioco era abitata soltanto da giocatori e creatori di giochi, le cose non erano una favola ma nessuno sentiva il bisogno di avere anche gli Adulti.

Dovete sapere che gli Adulti vengono da un mondo in cui tutto è normato da un sistema molto intricato di leggi, linee guide, certificazioni esterne, controlli qualità e altre cose che comunque neanche loro rispettano. Se gli Adulti non hanno tutto questo non possono godersi niente, ed ecco come si spiega perché gli adulti non hanno interessi ma solo hobby a cui vorrebbero dedicarsi di più. Quindi cosa fecero?
Quando raggiunsero la Dimensione del Gioco la trasformarono in un loro hobby per poi abbandonarla (come al solito) usando le parole magiche “Lavoro, Famiglia e Impegni”. Il segno del loro passaggio è evidente in tutte quelle regole, leggi e “best practice” di cui tutti parlano su internet ma che nessuno applica mai.
Noi abitanti della Dimensione del Gioco ci vediamo quindi costretti a vivere in un mondo ormai deturpato da questi colonizzatori e, dato che di qualcosa dobbiamo pur vivere, cerchiamo di far funzionare queste leggi inutili che ci hanno lasciato.
Cos’è la Sessione Zero?
La Sessione Zero è uno dei tanti lasciti degli Adulti, come molti dei loro lasciti questa si applica ad un qualcosa di specifico come i Giochi di Ruolo Cartacei; ma dato che agli adulti piace creare convezioni e leggi dalle maniche larghe potete applicare la sessione zero anche ad altre forme di gioco. In quest’articolo mi limiterò ad illustrare cos’è la sessione zero nei GDR cartacei.
La Sessione Zero è una sessione di gioco in cui al posto di giocare si mettono le cose in chiaro tra i giocatori. L’obiettivo è quello di creare un ambiente di gioco sicuro in cui tutti i partecipanti hanno ben in mente quali sono gli obiettivi del tavolo, il modus operandi con il quali li si vuole raggiungere e il codice di comportamento a cui attenersi.
Non ho mai visto nessuno giocare in questo modo, neanche gli Adulti hanno mai giocato così ma non è tutto da buttare nel cesso. Dopo la pandemia sempre più persone hanno iniziato a giocare on-line, in questo modo non si sta sempre a contatto con gli amici di una vita con cui si sa fino a che punto ci si può spingere. Se volete evitare di saltarvi alla gola con gli sconosciuti su internet il “gioco sicuro” è qualcosa che vi invito ad approfondire. Sicuramente non nella maniera in cui viene affrontata dagli Adulti, ma alcune robe sulla risoluzione dei conflitti e sul modo migliore per comunicare potrebbero tornarvi utili.
Perché la Sessione Zero viene fatta male?
Redigere un documento, firmare un contratto e fare un accordo verbale sono solo alcuni dei vari modi in cui gli Adulti cercano di mettere dei punti fissi nella loro vita, peccato che questi non funzionino quasi mai. La Dimensione del Gioco purtroppo non è come il Lavoro, la Famiglia o gli Impegni.
Gli abitanti della Dimensione del Gioco cambiano, per i motivi più svariati, magari fanno esperienze di vita diverse, si annoiano, provano qualche nuovo gioco e magicamente la Sessione Zero fatta una o due sessioni fa sono da buttare nel cesso. Agli abitanti della Dimensione del Gioco piace giocare ai giochi piuttosto che fare leggi sopra i giochi, questa è una cosa che gli Adulti con i loro hobby a cui vorrebbero dedicare più tempo non possono capire.
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Un altro motivo per cui le Sessioni Zero sono fatte male è che non si parla quasi mai del gioco giocato ma del rispetto che deve esserci tra i giocatori. Gli Adulti amano le dichiarazioni formali in cui si esprime affetto o stima, i loro matrimoni si basano solo su queste dichiarazioni formali e nient’altro. Purtroppo è anche un loro grosso limite, per quanto siano sempre pronti a fare sondaggi e a porre domande, non si rendono conto però di come questi vadano presi con le pinze e di come la stessa domanda fatta in modi e contesti diversi dia risposte diverse. Vi faccio un esempio.
Situazione 1: Sono uno sconosciuto e mi avvicino a voi in un parcheggio buio e puzzolente e, dal nulla, ti chiedo: “ La vuoi una bibita fredda, che ti distrugge il cervello e massacra il fegato?”
Situazione 2: Siamo in un pub e abbiamo iniziato a chiacchierare mentre aspettiamo che i nostri ordini vengano preparati in cucina, fermo la conversazione e ti chiedo: “Ti va una birra fresca?”
Gli Adulti non riescono a cogliere la “sottile” differenza tra queste due situazioni, e se in questo momento anche tu ti stai chiedendo qual è la differenza allora sei un Adulto e ti consiglio di pronunciare le magiche parole “Lavoro, Famiglia e Impegni”.
Noi abitanti della Dimensione del Gioco sappiamo invece come i gruppi di gioco siano soggetti a mutamenti continui, alcuni di questi possono essere controllati altri invece possono solo essere accettati. Per noi il tentativo di ingegnerizzare la convivenza di individui diversi per qualcosa che non sia “Lavoro, Famiglia e Impegni” è qualcosa di inutile oltre che dannoso. I gruppi di gioco si compongono di persone che generalmente la pensano allo stesso modo; questo comporta come tutti quelli che si distanziano troppo dal modo di pensare del gruppo di gioco o smettono di giocare o ne trovano un altro. Gli Adulti con i loro hobby a cui vorrebbero dedicare più tempo non possono capire un concetto del genere.
Come fare bene la Sessione Zero
Noi abitanti della Dimensione del Gioco abbiamo capito come, per fare una Sessione Zero fatta come si deve, bisogna seguire i seguenti 5 punti
Introdurre il gioco: spiegate il GDR a cui state proponendo di giocare, date un’idea generale di quello che è lo stile di gioco ed il livello di complessità del regolamento.
Tempo di gioco: chiarite il tempo che vorreste dedicare al gioco
Ogni quanto intendete giocare? Chiedere ai vostri giocatori una sera al mese non è la stessa cosa di chiederne 3 alla settimana.
Per quanto tempo? Quante ore dureranno le vostre sessioni di gioco? 3 ore a sessione o 8 ore a sessione chiedono ai vostri giocatori un tipo di impegno diverso.
Per quante volte? Chiedere ai giocatori di riunirsi per giocare 3 settimane è un conto, chiedere ai giocatori di venire a giocare per i prossimi 6 anni della loro vita ne è un’altra.
Giocatori Assenti: Come intendete gestire le sessioni in cui non sono presenti tutti i giocatori? Non si gioca? Giocano solo i giocatori presenti? Il suo Personaggio verrà usato da un altro giocatore o non verrà usato da nessuno?
Temi sensibili: Nel mentre che introducete il vostro GDR o per motivi legati al vostro gruppo ci sono temi o comportamenti che potrebbero rendere meno divertente il momento del gioco giocato. Facciamo degli esempi: in un GDR collaborativo non avrebbe senso avere un giocatore che si muove contro il resto del gruppo; una persona aracnofobica potrebbe non avere piacere nell’affrontare giganteschi ragni mutanti. Sottolineate questi temi sensibili e di volta in volta, perché si ripresenteranno, cercate di gestirli al meglio o di evitarli proprio.
Sottolineare le meccaniche specifiche: Se il vostro GDR ha delle regole particolari, un regolamento a parte per gli “esperti” o è stato arricchito da eventuali homerule, illustratele ai giocatori, vedete cosa vi dicono e, se saranno d’accordo, implementate anche queste meccaniche specifiche.
E poi c’è D&D
Il gioco di ruolo più famoso del mondo ha bisogno di un lavoro aggiuntivo per quanto riguarda la Sessione Zero perché…fa schifo. Mi trovo quindi costretto ad abbondonare la bellissima ed ispiratissima metafora degli Adulti Invasori e degli abitanti della Dimensione del Gioco perché adesso ho bisogno di mettere le cose in chiaro.
Il motivo per cui Dungeons & Dragons ha bisogno di un lavoro aggiuntivo è perché non ha uno stile di gioco specifico. Prima che mi saltiate alla gola vi spiego meglio cosa intendo.
In un GDR come Blades in the Dark i giocatori interpretano una gang di criminali in un’ambientazione “steampunk”. Il gioco è incentrato sul compiere crimini nel mentre che si cerca di diventare la gang più forte, il tutto spingendo i propri personaggi al limite. Questo è un tipo di gioco specifico.
Nel Richiamo di Cthulhu i giocatori sono delle persone normali che hanno a che fare con degli orrori cosmici, i giocatori dovranno indagare per scoprire i piani malvagi di questi esseri orribili e magari anche provare a sventarli. Sopravvivere è qualcosa di molto difficile e comunque, una volta scoperta l’esistenza degli orrori cosmici, difficilmente i personaggi vivono una vita normale dopo l’avventura. Questo è un tipo di gioco specifico.
D&D non ha uno stile di gioco specifico, anche se sul manuale è scritto diversamente. Le meccaniche del gioco non incentivano volutamente nessuno stile di gioco. Se dovessi creare la scheda di un personaggio per fare una rapina o per affrontare un orrore cosmico la scheda rimarrebbe sempre la stessa! Certo, in D&D esiste una tabella opzionale per la paura nel manuale del DM ma l’avete mai usata? Pensate che sia la stessa cosa di perdere la propria sanità mentale nel Richiamo di Cthulhu? Sul serio? Ci avete mai giocato o lo pensate solo perché dovete difendere a spada tratta l’unico GDR che sapete giocare?
L’unico motivo per cui siete riusciti a fare una rapina come in Blades o ad affrontare gli orrori cosmici come in Cthulhu è perché l’idiota dietro lo schermo, il DM, si è dovuto impegnare per farvi vivere quell’esperienza di gioco specifica.
Il motivo per cui ancora oggi D&D cambia tanto da tavolo a tavolo è questo, in base al DM che incontri hai un’esperienza di gioco specifica e questo, contrariamente alla vulgata, non è un bene. Immaginate questa scena:
un giocatore vuole che il combattimento sia la parte più importante perché adora affrontare gli scontri in modo tattico
un giocatore vuole interpretare il suo personaggio come se stesse recitando perché per lui invece la cosa più importante è recitare il suo PG
un giocatore vuole solo distruggere il gioco con la sua build
Il DM vuole fare un’avventura stile old school in cui tu come giocatore e non come personaggio devi sconfiggere il dungeon a livello concettuale.
Insomma, stiamo mischiando le mele con le granate e i diritti civili. Prima o poi vi spiegherò come adattare la sessione zero ad un “gioco” come D&D, ma non è questo il giorno.
Se sei arrivato fino a questo punto sei un eroe e come tale devi essere ricompensato, quindi se vuoi dirmi la tua nei commenti io sarò più che disponibile a litigare parlarne con te.
Questo articolo è oro che cola, da persona abituata fin da subito alle sessioni zero (anche doppie in caso di world building grossi) inizio a capire tante cose, e quanto mi sia andata molto ma molto bene...
A mio avviso, la sessione zero (io preferisco chiamarla “prima sessione”, per sottolineare che anche lei fa parte della partita, come tutte le altre) serve a un gruppo di persone che stanno per giocare insieme per allinearsi e gettare le basi comuni della propria partita. Io, spesso, nella sessione zero creo i personaggi e faccio quella parte di preparazione che è richiesto di fare insieme perché la partita abbia connotati emergenti.
Credo che non fare una sessione zero sia solo sintomo di una partita potenzialmente influenzata da pratiche disfunzionali come il railroad o l’illusionismo, nelle loro svariate varianti, perché io per primo, come giocatore, non avrei chiaro cosa ci stiamo accingendo a giocare. E non intendo dire che bisogna stabilire prima in che direzione andrà la storia (anzi, questo è un connotato antiemergente), ma almeno porre un terreno comune per capire che tipo di partita stiamo giocando.